TOP Chef. Roy Caceres del Metamorfosi

Roy Solomon Caceres ha un approccio solare e radioso alla cucina, proprio come la sua terra di origine, la Colombia.

Dopo un’adolescenza da promessa del basket in Colombia, Roy Caceres, oggi fantasioso chef del ristorante romano Metamorfosi (una stella Michelin), è arrivato in Italia nel 1993, a sedici anni, seguendo sua madre che si era trasferita qui. Oltre al basket coltivava anche la passione per il cibo: «Sono sempre stato un gran mangione, mia nonna mi diceva che non lasciavo mai nulla per gli altri! Mio nonno, di origine siriana, mi insegnò fin da piccolo i sapori della cucina mediorientale, facendomi capire che esistevano altre tradizioni gastronomiche e l’importanza di essere aperti alle scoperte».

Una volta in Italia, Roy arriva in una cucina più che altro per il bisogno di lavorare. Il suo primo impiego è da lavapiatti nel ristorante di un albergo di Misurina: «Guardando il cuoco ho capito subito che quella poteva diventare la mia vita e mi sono offerto di aiutarlo, lavorando il doppio». Nel giro di pochi anni il colombiano fa carriera, passando da insegne prestigiose come il Relais & Chateaux Il Pellicano e la Locanda Solarola, dove Bruno Barbieri aveva preso due stelle e dove Caceres diventa lo chef del ristorante.  Fino a sentirsi pronto per spiccare definitivamente il volo, aprendo nel 2010 il suo locale a Roma, che in  poco tempo è diventato un punto di riferimento per la cucina gourmet nella capitale.

Proprio nel menu di Metamorfosi da circa due anni Caceres ha iniziato a introdurre elementi delle sue radici gastronomiche, dopo molto tempo passato a interpretare, seppur con originalità, la cucina italiana: «Ora sento di avere la giusta maturità  per rappresentare nei miei piatti quello che sono veramente, dando modo alle mie origini colombiane di contaminare le ricette italiane che propongo». Ma quali sono i suoi ricordi più intensi della gastronomia colombiana? «Oggi mi mancano soprattutto i colori e i profumi della frutta, certi ingredienti che qui trovo con fatica come la jucca o il platano. Ma ricordo con molto affetto anche una zuppa di carne che faceva mia nonna, si chiama Sancoche».

La Colombia, secondo Caceres, ha delle caratteristiche in comune con l’Italia: «La cucina colombiana è davvero un mosaico di tantissimi stili e tradizioni, come quella italiana. E ad esempio proprio il Sancoche cambia di regione in regione, restando una zuppa a base di verdure, a volte con carne, a volte con pesce, in base al luogo in cui ci si trova». (Fonte: Vivi di gusto)

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