Museo della cucina: apre al pubblico la collezione dello chef Rossano Boscolo

Un caleidoscopio di sapori e profumi dal centro Italia. Si chiama Domenica in Abruzzo. Ma cosa contiene questo box?

All’esterno, con tutte quelle lucine, sembra di entrare in un palazzo delle fiabe, di quelli dove Cenerentola perse la scarpetta. Dentro, nella grande sala al piano terra, invece, la “scarpetta”, quella col pane inzuppata nel sugo, ti viene subito voglia di farla. Perché è qui in via dei Cerchi che sta per nascere il primo museo della cucina. Un’idea nata dal mago della pasticceria, Rossano Boscolo, che ha deciso di mostrare al pubblico la sua collezione privata di arnesi per spadellare, cucinare, montare le uova, raccolta negli anni in giro per il mondo. Ma non solo. Oltre a pentole in rame, forme per i budini, cucine economiche, mestoli, recipienti in terracotta a mo’ di papere, forme per i biscotti, sono esposti libri culinari, alcuni antichissimi. E molto preziosi.

Il museo, attiguo all’Hotel Boscolo Circo Massimo, dodici stanze ricavate da un ex convento dei frati benedettini olivetani alle pendici del Palatino, aprirà a gennaio dell’anno che sta per arrivare e proporrà ai visitatori un percorso culturale alla scoperta delle radici culinarie del nostro Paese. Inoltre, accanto agli oggetti esposti, tante le spiegazioni sull’origine di molti alimenti alla base della nostra cultura enogastronomica, che ha visto, a esempio, un cambiamento radicale con l’introduzione di molti prodotti arrivati dopo la scoperta dell’America. A cominciare dalle patate o dai pomodori. Del resto, si fa presto a dire cioccolata. I primi semi del cacao li ricevette nel 1502 Cristoforo Colombo da un gruppo di indigeni nell’isola di Guanaja a largo dell’Honduras. Fu però Hernán Cortés a sperimentare la bevanda fatta con quei semi. Siamo nel 1519 sulla costa del Tabasco. Qualche secolo dopo, quella gran golosona di Anna d’Austria introdusse in Europa la cioccolata calda a corte.

Girando tra le teche illuminate, (la sala viene utilizzata anche per eventi privati), si scopre come gli antichi greci creassero i loro dolci. Gli ingredienti erano quelli classici: uova, farina, avena, latte, miele. Con l’aggiunta però del vino.

E il viaggio, nella storia di chi ama cucinare e anche mangiare, si perfeziona al secondo piano con i manuali del Quattrocento e del Cinquecento. Con i ricettari della cucina francese, con le edizioni ottocentesche delle ricette che cercarono di dare una più consolidata identità ai piatti italiani. Dando dignità a quella regionale. La prima ricetta del sugo del pomodoro? Basta sfogliare il tomo scritto nel 1692 da Antonio Latini. Nel museo è conservata la prima edizione. E tra le prime edizioni c’è anche il manuale dell’Artusi, anno domini 1891.

di Alessandra Paolini (Repubblica.it)

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