Per i romani custodivano le anime dei morti… e qui verrebbe facile una tipica battuta romana!
Parliamo di FAVE, una pianta molto amata amata nel nostro Paese, simbolo della primavera a tavola. Originaria in realtà dell’Asia Minore, dalla quale si diffonde lungo le principali rotte commerciali e di migrazione dell’antichità, arrivando ad Atene e poi a Roma, dove divenne una vera e propria moda alimentare e culinaria, nonostante il mito le considerasse come “depositarie” delle anime dei morti. La credenza è che fossero collegate al mondo degli inferi e che le anime dei morti potessero risalire fino al baccello delle fave!
Da buon originario del sud d’Italia non posso non amarle in maniera folle. Le fave infatti sembrano essere diffuse principalmente nel centro e sud Italia, sia dal punto di vista della coltivazione che come cultura culinaria.
Facili da reperire, appartengono alla famiglia dei legumi, comunemente appellate “cibo dei poveri” per il loro essere economiche e allo stesso tempo estremamente nutrienti: ricche di vitamine e ferro, sono un toccasana per la salute e per il palato. Oltre che per l’agricoltura, dove vengono utilizzate anche per rivitalizzare i terreni tra una coltura – di frumento – e l’altra.
Oltre ad arricchire il terreno di azoto, infatti, secondo antiche credenze la pianta delle fave avrebbe la naturale capacità di attirare su di sé tutti i parassiti, che di conseguenza non infesterebbero gli altri ortaggi. In cucina sono trasversali, ottime da consumare sia cotte che crude, come antipasto, insieme al salame e a un formaggio tipo primosale, ad esempio, o in insalate che vogliano apportare un buon quantitativo di proteine e carboidrati in una dieta ipocalorica. Cotte, sono un ingrediente prezioso per zuppe e minestroni dal sapore delicato e fresco, adatte a una stagione di transizione come la primavera, lontana dagli ingredienti corposi tipici delle preparazioni invernali.
Tra le ricette più diffuse troviamo fave e lardo ma sopratutto fave e pecorino, da consumare tra aprile e maggio quando le fave sono ancora in fiore e il pecorino viene prodotto nella sua versione più grassa. Ma anche la favata o la zuppa di fave e mitili diffusa soprattutto nelle isole.