Grazie al mio amico Massimo ho scoperto questa erba di scoglio. L’avrò vista migliaia di volte e l’ho sempre ignorata. Da ora non lo farò più. Vediamo i motivi…
Il Finocchio marino conosciuto anche con i nomi di “critamo”, “bassiga”, “burcio”, “erba di San Pietro”, “eritmo”, “frangisasso” e “bacicci”, è una pianta erbacea influenzata dalla salsedine, quindi diffusa sulle rocce e sulle scogliere dal mar Nero al Mediterraneo al canale della Manica fino alle coste atlantiche europee. Il Finocchio marino è originario delle coste mediterranee, in Italia si può trovare lungo tutte le coste. Sin dai tempi antichi è raccolto sulle rocce e sulle scogliere per essere consumato in insalata oppure conservato sottaceto. È una pianta molto antica, conosciuta sia dai Greci sia dai Romani. John Evelyn, poligrafo inglese del XVII sec., nella sua opera Acetaria ne rilevava le innumerevoli ed eccellenti proprietà medicinali e alimentari.
Si raccoglie da primavera fino all’autunno; ai fini alimentari si utilizzano foglie, piccioli e giovani germogli. Presenta un buon contenuto di minerali (in particolare calcio), antiossidanti, acidi grassi essenziali e vitamina C. Soprattutto per quest’ultima prerogativa, il finocchio marino era molto apprezzato dai marinai, poiché consentiva loro di prevenire lo scorbuto durante le lunghe traversate che non permettevano il consumo di ortaggi e frutta fresca.
Le foglie hanno un sapore fortemente aromatico e salato, fra il finocchio, l’aneto ed il sedano, leggermente piccanti. E’ tradizionalmente stata impiegata nelle conserve, cotta come verdura o aggiunta a crudo ad insalate, per insaporire sughi o per arricchire piatti di pesce, carne o uova.
In Puglia il finocchio marino viene utilizzato nella cucina tradizionale per preparare “critmi e menta”. La ricetta prevede di lessare il finocchio marino in acqua e, dopo averlo scolato, di sistemarlo a strati in una pirofila, intercalandolo con una spruzzata di aceto, pangrattato, olio e menta; prima di servirlo si lascia riposare qualche minuto.