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Angurie e meloni. Dai più diffusi alle eccellenze… fino a dicembre!

Angurie e meloni sono i frutti estivi per eccellenza, anche se in realtà i meloni oggi si trovano in commercio da aprile a dicembre.

Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Veneto alla Puglia, questi frutti sono coltivati in tutta Italia, tanto che, dopo il pomodoro, sono le specie orticole presenti su più ettari di territorio.

Tradizionalmente, meloni e angurie sono coltivazioni molto diffuse, sia negli orti domestici che presso le aziende agricole polivalenti. Sia meloni che angurie amano i terreni ben drenati e ricchi di oligoelementi ( in particolare di potassio). Inoltre, essendo originari dei Paesi caldi, hanno bisogno di temperature relativamente alte e di bassa umidità, tanto che spesso sono coltivati in pieno campo a secco; in mancanza di queste condizioni si ricorre a serre e tunnel. La raccolta, che va da aprile a ottobre e si protrae per 10-30 giorni, è una fase molto delicata perché influenza molto la qualità finale; in particolare, va fatta durante le ore più fresche del giorno, in modo che la polpa non perda consistenza e rimanga compatta.

Estivi e invernali

La divisione tra varietà estive e invernali non dipende dal periodo della raccolta, ma dalla durata dei prodotti. I meloni estivi ( come il Cantalupo e i retati) sono i più diffusi nel Nord e centro Italia. Disponibili sul mercato tra aprile e ottobre, sono molto precoci e durano pochi giorni dal momento della raccolta perché sviluppano un intenso metabolismo cellulare che li fa sovramaturare nel giro di pochi giorni. Invece i meloni invernali (tra cui i più diffusi sono quelli a buccia gialla), i preferiti nell’Italia meridionale, si conservano a lungo; vengono raccolti 10-20 giorni prima della maturazione completa e possono essere consumati fino a 4-5 mesi dalla raccolta senza necessità di essere tenuti in celle frigorifere. Anzi, la tradizione vuole che vengano appesi in luoghi freschi e ventilati, dove si conservano diventando sempre più dolci.

Secondo gli italiani, il melone per antonomasia è quello retato, che, nelle sue molteplici varietà, rappresenta il 70% di quelli in commercio. Invece l’anguria più diffusa è la Crimson, caratterizzata dalla buccia verde con striature scure e dalla polpa soda, dolce e croccante; questa varietà è molto richiesta dal mercato perché resiste bene a trasporto e manipolazioni.

Per la loro qualità, sono da segnalare anche varietà locali meno conosciute. Tra le angurie, la toscana Moscatella, quella romagnola di Bagnocavallo e l’emiliana Cucombra di San Matteo della Decima. Tra i meloni, i siciliani Cartucciaru di Paceco e Porceddu di Alcamo (presidi Slow Food) e il bergamasco di Calvenzano. Ma, oltre che nella valorizzazione dei prodotti locali e dei metodi tradizionali, i coltivatori stanno lavorando sull’innovazione. Le nuove varietà sono caratterizzate da una serie di “plus” molto precisi: sono più resistenti alle malattie (e quindi richiedono meno trattamenti in campo); durano più del doppio delle altre dopo la raccolta (ci sono meloni che resistono anche 10 giorni); assicurano un grado di dolcezza più alto. Tra le innovazioni più curiose, c’è sicuramente l’anguria quadrata, brevettata e commercializzata dai giapponesi nel 2001; si ottiene facendola crescere all’interno di un cubo che le conferisce la caratteristica forma.

Negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda le angurie, l’offerta è molto cambiata, sia per rispondere alle esigenze della distribuzione moderna sia per venire incontro a consumatori che vogliono prodotti più comodi e “maneggevoli”. Ecco perché hanno avuto successo le varietà baby e quelle senza semi, apprezzate anche per la polpa croccante e la durata. A proposito di conservazione, l’anguria si mantiene in frigrifero per 8-10 giorni; fuori dal frigo va tenuta in un luogo fresco e dura la metà. Il melone si conserva per 5-6 giorni nel frigo, in un sacchetto di carta oppure avvolto nella pellicola alimentare; se si tiene a temperatura ambiente, va consumato entro due giorni.

Dai più diffusi alle eccellenze

ANGURIE
Reggiana Igp. Viene coltivata in 20 Comuni della provincia di Reggio Emilia. La buccia è di colore verde grigio con striature verde scuro; la polpa è croccante, soda e di colore rosso vivo. si trova in tre formati diversi: ovale, tonda e allungata.

Gialla. Di origine giapponese, ora viene coltivata anche in Italia. Oltre che per il caratteristico colore giallo della polpa, si distingue anche per la dolcezza e il sapore molto delicato.

Baby. Sono frutto di una selezione naturale ottenuta mediante un tipo di coltivazione tradizionale. Pesano circa da 1 a 3 kg. La loro lunga durata è anche dovuta all’assenza o quasi dei semi edibili e alla buccia molto resistente, benché sottile. Queste caratteristiche le rendono praticamente prive di scarti.

MELONI
Retato. È il tipo più diffuso sul mercato. Tipicamente estivo, medio-piccolo, ha una buccia sottile e corrugata a formare un reticolo. La polpa gialloarancio è molto dolce, succosa ed aromatica. Tra le varietà più conosciute, ci sono Mundial, Proteo Supemarket e Cantalupo.

Gialletto. Questi meloni tardivi, raccolti sino a fine settembre, hanno forma ovale o tonda e buccia sottile, liscia o rugosa, e la polpa bianca o verdognola, soda. Le varietà più diffuse sono Giorillo, Helios e Amarillo.

Mantovano Igp. Viene coltivato nelle province di Mantova, Cremona, Modena, Ferrara e Bologna. Molto pregiata la tipologia Tamaris, che ha buccia liscia e chiara e polpa pallida. Il consorzio Melone Mantovano Igp, con quello del Grana Padano Dop ha presentato l’iniziativa “Una Saldolce meraviglia di sapori” in cui vengono proposte ricette che abbinano i due prodotti.

(Fonte: Cucina moderna)

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