Da un pò di tempo sono affascinato dalla Permacultura, ossia gli orti sinergici, quindi la progettazione e conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.
Quando si parla di permacultura ci si riferisce ad una filosofia, ad uno stile di vita, ad un modo di concepire e organizzare realtà complesse. Progettare in permacultura significa affrontare tematiche etiche ed esistenziali, valorizzando la responsabilità umana nei confronti della natura. L’obiettivo è creare all’interno di un territorio coltivato un ecosistema ispirato alla natura, e quindi capace di un equilibrio stabile, duraturo e in grado di auto-riprodursi.
Grazie al mio amico Silvio riesco a visitare l'Orto di ClaPi, un ettaro di superficie ai margini del Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, nato nel 2014 dall’incontro, dapprima con Delizie e successivamente con Harald Gasser del Maso Aspinger di Bolzano.
L’orto di ClaPi è un ecosistema produttivo progettato e gestito secondo i criteri della Permacultura. Un orto che perciò ha fra i suoi pilastri la biodiversità intesa come varietà di forme biologiche dell’ambiente coltivato e quello naturale che collaborano fra loro. Punto di forza dell’orto è quindi il gran numero di specie e varietà coltivate in sinergia, sfruttando cioè le “naturali amicizie” fra piante e fra piante e animali.
Capisco dai primi passi e dalle prime spiegazioni che un pilastro della Permacultura è il rispetto: rispetto del suolo, dei cicli naturali e biologici delle piante. Rispetto, attraverso una complessa progettazione, dell’ambiente naturale ospitante.
Ortaggi antichi, rari o semplicemente comuni verdure a cui si cerca di restituire degno sapore di naturalità attraverso una profonda conoscenza della singola pianta, dell’aiuola, dell’ecosistema orto.
Osservare la natura, studiare il funzionamento degli ecosistemi naturali più produttivi ed imitarli, o perlomeno tentare di farlo, per produrre in modo sostenibile, naturale, cercando di restituire ad ogni prodotto il suo primo diritto: il sapore.
Un mondo vivo, ricco, relazionale sinergico appunto. Non si utilizzano pesticidi, ma si cerca di creare un sistema naturale tale per cui i parassiti non aggrediranno la pianta destinata al raccolto ma verranno mangiati dai silfidi attirati dal fiore che cresce poco lontano. Seguendo il principio delle comunità vegetali si possono prevenire parassiti e malattie, e le piante posizionate in modo corretto influenzeranno la crescita e il benessere delle altre piante. È necessario ricorrere ad una grande diversità di specie vegetali e animali per sviluppare un complesso sistema produttivo integrato. Infatti la varietà della vegetazione è di fondamentale importanza per l’equilibrio del sistema ecologico.
Quindi come funziona nella pratica? E' stupendo…
I cespugli di lavanda tengono lontani i parassiti dai cavoli, basilico e calendula distolgono gli insetti dai pomodori, le anatre mangiano le lumache che guasterebbero l’insalata, i lombrichi fertilizzano il terreno.
Si possono coltivare insieme zucchine, mais e fagioli, come facevano gli Indiani d’America (le tre piante si chiamano “le tre sorelle”). Infatti i fagioli arricchiscono il terreno di azoto, contribuendo a fertilizzarlo, e inoltre si possono arrampicare sullo stelo del mais, non rendendo necessario piantare dei pali. Le zucchine, che crescono alla base delle prime due, ombreggiano il suolo riducendo il bisogno di annaffiare e impediscono alle erbacce di crescere.
Oppure si fa l’orto nel frutteto, le piante annuali vengono in parte mandate in fiore in modo che possano riprodursi spontaneamente, le erbacce sono tenute sotto controllo, ma solo con la pacciamatura e solo all’epoca della semina degli ortaggi. Quando questi saranno cresciuti non avranno più competizione dalle erbacce, le quali anzi si renderanno utili, non solo perché mantengono umida la terra, ma anche per la loro capacità di disorientare e disperdere i parassiti. Inoltre, col loro ciclo di vita e di morte, serviranno a formare parte dell’humus che concimerà naturalmente. Parte del concime può essere fornito dagli animali, che a loro volta possono collaborare ad eliminare gli insetti che minacciano le colture.
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